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Il dilemma tra stabilità e sviluppo in Brasile 1946-1964 di Andrea Silei pubblicato su Italia Contemporanea n. 229 , dicembre 2002

Dopo la seconda guerra mondiale, per effetto del positivo ciclo economico degli anni successivi alla grande depressione e dei fruttuosi rapporti con gli Stati Uniti, si erano generate nei paesi latinoamericani, in particolare in quelli che potevano contare su una base industriale preesistente, importanti aspettative di sviluppo. In Brasile, il periodo democratico (1946-1964) venne caratterizzato da un alto tasso di crescita dell’economia guidato dalla definitiva maturazione del processo di industrializzazione ottenuto attraverso la sostituzione delle importazioni. Ciascuno con diversi approcci, da quello neoliberista dei primi anni dell’amministrazione Dutra ai vari tentativi di pianificazione e di industrializzazione guidata dallo Stato di Vargas o Kubitschek, i governi brasiliani tentarono di individuare la ricetta che avrebbe consentito di massimizzare la crescita e sfruttare le favorevoli condizioni economiche internazionali. Il risultato fu impressionante — il tasso di crescita medio annuo fu del 7 per cento — ma la tumultuosa crescita venne accompagnata da forze destabilizzanti che sembrarono ostacolare il cammino del paese verso lo sviluppo. Senza tralasciare richiami alle principali vicende storiche, il saggio analizza l’evoluzione delle scelte economiche dei governi brasiliani tra il 1946 e il 1964, soffermandosi in particolare sul dilemma che parve caratterizzare i policy-makers del paese latinoamericano, ovvero la scelta tra politiche di incentivazione della crescita e interventi correttivi delle distorsioni. Due questioni legate a doppio filo da una sorta di anello invisibile.


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