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La memoria celebrata. La festa del 4 novembre a Lucca tra dopoguerra e fascismo di Marco Baldassari pubblicato su Italia Contemporanea n. 242 , marzo 2006

Nella storia della festa del 4 novembre, dal primissimo dopoguerra fino al 1930, si può cogliere l’affermazione e l’evoluzione di una nuova liturgia patriottica incentrata sul ricordo della grande guerra nel passaggio dalla crisi dello Stato liberale all’ascesa del fascismo. Il presente saggio si propone di mostrare la centralità assunta dalla memoria di quel conflitto, e non solo in quanto cardine del tentativo di pervenire a una ricomposizione nazionale degli autorispecchiamenti collettivi. Essa divenne infatti il fulcro di un più vasto processo di ridefinizione dell’identità collettiva e individuale esteso all’intera società, con cui la stessa cerimonia dovette ben presto confrontarsi. L’evoluzione della festa si collocò nello scontro tra il fascismo e una pluralità di memorie e identità diverse — a cominciare dalle organizzazioni degli ex combattenti e dal mondo cattolico —, nel tentativo del primo di ottenerne il pieno controllo e ridisegnare così una nuova memoria storica nazionale in grado di identificare totalmente nazione e fascismo. L’analisi, circoscritta al ristretto spazio della città di Lucca, ce ne ha facilitato l’osservazione. Avviatasi sotto tutela cattolica, e rilanciata con forza dai combattenti, la festa arrivò così nel 1930 a essere completamente incorporata nella nuova liturgia patriottica di regime. Tuttavia, le profonde difficoltà incontrate nell’affermare nel tessuto urbano i segni del nuovo mito della guerra — monumenti e lapidi ai caduti — manifestano l’incompiutezza di quel processo e, dunque, i limiti del tentativo del regime di completare il superamento della centralità della memoria della guerra a favore dell’esaltazione dell’opera costruttrice della rivoluzione come momento di fondazione in fieri della nuova civiltà totalitaria.


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