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"L'introvabile romanzo". Proposta di discussione su alcuni aspetti della cultura italiana tra Otto e Novecento di Massimo Legnani pubblicato su Italia Contemporanea n. 213 , dicembre 1998

Nei passaggi nevralgici del dibattito sul romanzo (tra Otto e Novecento, nel periodo postrealista) esiste la convinzione che la rappresentazione romanzesca raggiunga un livello di resa della realtà molto superiore a quella storiografica. Ciò trova riscontro nelle grandi letterature europee ma non in quella italiana. Per spiegare i motivi di questa anomalia l’autore ripercorre un secolo e mezzo di storia della cultura italiana, nella convinzione che le intermittenze e gli sviluppi della questione del romanzo nel nostro paese portino direttamente a quella degli intellettuali, come contesto indissociabile dal dibattito e dai problemi interni al genere. Dalla crescente sfiducia nelle capacità del romanzo di interpretare la realtà storica presente negli scritti di teoria letteraria di Manzoni (rappresentativo di una situazione nazionale in anni in cui sembra dissolversi il rapporto di necessità tra destini privati e collettivi), nel periodo a cavallo tra Otto e Novecento si giunge, attraverso il rilancio segnato di pessimismo dei veristi, all’abdicazione alla centralità del romanzo e al suo uso strumentale, cui si contrappone solo parzialmente la ripresa degli anni venti, contraddistinta da oscillazioni tra la volontà di riappropriarsi dei valori della costruzione e il rifiuto della rappresentazione sancito dalla letteratura del frammento. A questa vicenda fa riscontro quella degli intellettuali — in Italia coincidente largamente con quella dei letterati, affratellati dal pregiudizio a favore dei generi alti e dalla convinzione che il poeta è il più alto depositario della tradizione letteraria che è nervatura dello spirito nazionale, e caparbi sostenitori di una concezione della pratica letteraria come “non integrazione” —: essi passano dalla deprecatio temporum postrisorgimentale alla sconfessione brutale della condizione politica e sociale del paese e alla dissociazione da essa fino a prefigurare come possibile la costruzione di un loro partito. (p.r.)


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