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Balbo e la preparazione della guerra in Africa settentrionale di Lucio Ceva pubblicato su Italia Contemporanea n. 243 , giugno 2006

I progetti elaborati da Balbo a partire dal 1935-1936 hanno alcune caratteristiche comuni, tra le quali l’assenza di previsioni sulle modalità con cui operare in territorio desertico; la mancanza di studi sui problemi di viabilità su piste costiere e percorsi interni (e la disponibilità dei mezzi necessari); la sopravvalutazione numerica del nemico, accompagnata dall’inadeguata attenzione al suo addestramento e alla disponibilità di mezzi. Due errori, questi ultimi, che producono l’incomprensione della reale forza britannica, che aveva puntato fin da i primi anni trenta sull’addestramento delle forze corazzate. Il saggio analizza il succedersi dei progetti militari, dall’ipotesi di offensiva verso Egitto e Suez, al suo siluramento da parte di Badoglio, ai progetti nutriti da Balbo ancora dopo il settembre 1939 (quando solo gli studi offensivi verso Grecia e Jugoslavia intaccano la direttiva della difesa assoluta su tutti i fronti). Ma nel maggio 1940, quando viene decisa l’entrata in guerra, i progetti offensivi di Balbo sono come svaniti, mentre sempre più chiare gli appaiono le deficienze italiane in termini di armamenti. La sua breve guerra — Balbo viene abbattuto dalla contraerea italiana il 28 giugno — palesa tutta l’arretratezza della preparazione italiana, dovuta in primis a Pariani e Badoglio. Come le massime autorità militari italiane, Balbo continuava a valutare la forza militare in rapporto, in primo luogo, al numero dei soldati, un grave errore di fronte a un nemico capace — con mezzi limitati ma personale ben addestrato — di mettere in scena un conflitto di cui il quadrumviro, nonostante qualche sprizzo di lucidità, non aveva neppure sospettato l’esistenza.


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