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I contributi pedagogici repubblicani alla scuola in Venezuela di Salomó Marquès Sureda pubblicato su Italia Contemporanea n. 248 , settembre 2007

Il saggio illustra i contributi pedagogici forniti dai maestri repubblicani, esiliati a causa della guerra civile spagnola, al Venezuela. Dopo aver attraversato il confine con la Francia ed essere in maggioranza rinchiusi in campi di concentramento, un numero considerevole di maestri poté andare in America. Il Messico ne accolse, con grande generosità, il maggior numero, e senza chiedere nulla in cambio, mentre il Venezuela rappresenta per importanza la loro seconda destinazione. Per dare un’idea dell’entità del fenomeno, basti pensare che a lasciare il paese fu più del 10 per cento dei maestri della Catalogna, il che significò un impoverimento della Spagna sotto il profilo culturale ed educativo e insieme una straordinaria occasione per i sistemi educativi dei paesi che li accolsero. I maestri costretti a lasciare la Spagna — provenienti per lo più dalla Catalogna e dai Paesi Baschi — erano uomini e donne convinti dell’importanza dell’istruzione per poter edificare un paese moderno. Essi misero in pratica il modello educativo repubblicano, che si basava sull’educazione attiva — basata sull’osservazione, sulla sperimentazione e sulla stimolazione degli interessi dei bambini — e ispirata ai più avanzati principi pedagogici, come quelli della Montessori, di Freinet, di Decroly e di altri, e su un’idea di scuola laica e versatile. Alcuni di loro fondarono propri istituti — a volte prestigiosi — a Caracas, Maracaibo e in altre città del Venezuela. Pur partendo da differenti posizioni politiche (si andava dai nazionalisti catalani e baschi per arrivare a comunisti e anarchici), gli esuli presentavano alcuni elementi in comune come l’antifranchismo e il repubblicanesimo. Il saggio indaga il lavoro individuale e collettivo svolto da questo gruppo di insegnanti, illustrando inoltre i principali casi personali.


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