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Esercito e ordine pubblico nell’immediato secondo dopoguerra di Filippo Cappellano pubblicato su Italia Contemporanea n. 250 , marzo 2008

Sul periodo della storia italiana dalla liberazione dell’aprile 1945 fino all’attentato a Togliatti del luglio 1948 non mancano gli studi di taglio politicosociale; meno nota è, invece, la ricostruzione in un’ottica tecnico-militare dei gravi perturbamenti dell’ordine pubblico che sconvolsero i primi anni della Repubblica. Con l’Arma dei carabinieri in crisi di ricostituzione nel Nord Italia e le forze di polizia ancora gravemente sotto organico, gli interventi di ordine pubblico videro largamente impegnate le truppe dell’esercito, non solo nel controllo di manifestazioni di piazza, ma anche in vere operazioni di controguerriglia come quelle condotte contro il banditismo e il separatismo in Sicilia. In ciò i primi governi repubblicani si trovarono perfettamente allineati alla tradizione monarchica di affidare il mantenimento dell’ordine pubblico e la vigilanza sulla legalità istituzionale ai reparti del regio esercito. Le elevate perdite subite nel 1946 nelle province sicule costituiscono il maggior tributo di sangue versato nel dopoguerra dall’esercito italiano nel corso di attività operative fino alle missioni in Iraq ed in Afghanistan. Lo studio si basa sulla documentazione custodita presso l’archivio dell’Ufficio storico dello Stato Maggiore dell’esercito, soprattutto nel fondo delle “Memorie storiche”, ossia delle relazioni annuali compilate da comandi e reparti, a partire dal livello di battaglione/reggimento dell’esercito e dei carabinieri, sull’attività operativa e addestrativa.


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