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Per una "politica ferma e risoluta". L'occupazione italiana in Alto Adige nei rapporti tra Tolomei e Pecori Giraldi di Giorgio Mezzalira pubblicato su Italia Contemporanea n. 256-257 , settembre-dicembre 2009

Gli otto mesi di amministrazione militare italiana nel Tirolo del Sud (novembre 1918-luglio 1919) rappresentarono il primo banco di prova della politica di italianizzazione dell'Alto Adige. L'azione svolta dal Governatorato di Trento, retto dal generale Guglielmo Pecori Giraldi, improntata a moderatismo e fermezza, mirava a cogliere due obiettivi: preparare la strada per un possibile dialogo con la minoranza di lingua tedesca e permettere di avviare gradualmente la penetrazione italiana. Una volta avvenuta l'annessione al Regno d'Italia, l'arroccamento politico dei sudtirolesi sarebbe diventato infatti un ostacolo assai difficile da superare e avrebbe complicato i rapporti con il resto dei cittadini. Una diversa linea di azione sui tempi e sulle modalità con cui si sarebbe dovuto italianizzare l'Alto Adige, così come sui rapporti da tenersi con i cittadini di lingua tedesca, si affermò con l'opera che iniziò a sviluppare nella nuova provincia il Commissariato lingua e coltura per l'Alto Adige, istituito nel novembre 1918 e diretto dal roveretano Ettore Tolomei. La radicalità del nazionalismo di confine intransigente e aggressivo di cui Tolomei fu ispiratore e apostolo, entrò presto in conflitto con la moderazione con la quale Pecori Giraldi governava i primi passi del programma di conquista e di affermazione nazionale in Alto Adige. La questione della toponomastica offrì il primo terreno di scontro, che tuttavia non fu l'unico. A collidere con la politica "ferma ma aliena da persecuzioni" a cui era improntata l'azione del Governatorato, c'erano molti altri temi sensibili indicati da Tolomei come urgenti, dall'apertura di scuole italiane, alle norme sull'incolato, fino allo scioglimento di associazioni di lingua tedesca.


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