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La Pira visto dai comunisti di Gianluca Lacoppola pubblicato su Italia Contemporanea n. 270 , marzo 2013

La Pira è stato sindaco di Firenze per quasi un quindicennio, tra il 1951 e il 1965. In questo lungo periodo la federazione provinciale del Pci ha dovuto fronteggiare un avversario complesso, capace di tenere insieme elementi apparentemente contraddittori tra loro. Anche per questo il suo giudizio nel corso di quegli anni è cambiato più volte, passando da un’iniziale sottovalutazione di La Pira (considerato semplice paravento per le forze reazionarie) a una fascinazione per il suo impegno nelle grandi vertenze operaie e sociali; dopo il 1956 i comunisti modificano nuovamente il loro giudizio, assimilando il lapirismo a una semplice "variante dell’integralismo cattolico" da combattere e contrastare. Con la nascita del centrosinistra, grazie al quale La Pira nel 1961 torna alla guida dell’amministrazione cittadina dopo quattro anni di gestione commissariale, il Pci conferma le critiche verso il "sindaco santo", anche se si dimostra pronto a sostenerne le scelte più coraggiose. L’affanno con cui il Pci cerca di correggere e ridefinire le proprie valutazioni sul lapirismo è sintomo di una certa debolezza d’analisi che ha impedito a quel partito di comprendere fino in fondo la figura di La Pira.

L’articolo è disponibile alla pagina: Franco Angeli Edizioni - La Pira visto dai comunisti


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