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Politiche giudiziarie per la punizione dei delitti fascisti in Italia. La definizione per legge di un immaginario normalizzatore di Toni Rovatti pubblicato su Italia Contemporanea n. 254 , marzo 2009

A partire dalla conclusione del secondo conflitto mondiale — dal maggio 1945, al dicembre 1947 — è attiva in Italia una legislazione speciale relativa alla punizione dei reati fascisti e, in particolare, dei crimini di collaborazionismo con il tedesco invasore, compiuti indistintamente da civili o militari dopo l’8 settembre 1943. La normativa giuridica per le sanzioni dei delitti fascisti, frutto di un complesso compromesso fra il Governo del Sud e i partiti antifascisti del Clnai — sancito con l’intento comune di arginare le violente derive di giustizia sommaria innescate dall’ansia di rivalsa che pervade il paese dopo la Liberazione —, offre, attraverso le specifiche fattispecie di reato individuate, un preciso quadro descrittivo sulla guerra svoltasi in Italia fra il 1943 e il 1945: una configurazione giuridica dei delitti contestati da cui già emerge una precisa scelta interpretativa rispetto al recente passato. Il saggio si propone di delineare i più importanti nodi tematici di tale legislazione speciale e di analizzarne sinteticamente la genesi e l’evoluzione all’interno della relativa giurisprudenza, per evidenziare come l’approccio sia giuridico che giudiziario assunto dai governi del dopoguerra abbia sensibilmente influito sulla sedimentazione di un’immagine parziale dei crimini di guerra compiuti dai fascisti in Italia durante gli anni della Repubblica sociale italiana.


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