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Un caso di memoria. La rivolta del ghetto di Varsavia nel secondo dopoguerra di Elena Mazzini pubblicato su Italia Contemporanea n. 272 , settembre 2013

In occasione del settantesimo anniversario della rivolta del ghetto di Varsavia, l’autrice si propone di sondare i cammini della memoria del ghetto tracciati nel secondo dopoguerra, allo scopo di individuare almeno due dei complessi meccanismi che hanno regolato la memoria della Shoah, sia in Israele sia nella diaspora. Il primo riguarda i dispositivi culturali attraverso cui l’ebraismo italiano ha foggiato un proprio discorso pubblico intorno ai rivoltosi. La diffusione di un preciso modello mnemonico è stata attuata soprattutto sulla stampa ebraica italiana che, in occasione degli anniversari e delle commemorazioni della rivolta, ha proposto una chiave di lettura sionista delle memorie dei sopravvissuti. Il secondo aspetto, legato al primo, concerne il carattere politico attribuito alla rivolta. La lettura dominante su questa stampa era volta a enfatizzare la qualità di resistenza armata contro il nemico della rivolta, accentuando in particolar modo la scelta di morte attiva e combattiva da parte dei resistenti. Il sionismo, che contraddistinse l’appartenenza politica della maggior parte dei combattenti, rappresenta, nel materiale documentario analizzato, una via attraverso la quale l’ebraismo contemporaneo ha formato una parte importante della sua identità dopo la Shoah.

L’articolo è disponibile alla pagina: Franco Angeli Edizioni - Un caso di memoria. La rivolta del ghetto di Varsavia nel secondo dopoguerra


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