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Abstracts della rivista

Abstract del numero 273, dicembre 2013
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  • Giovanni Pietrangeli La libera ricerca di Cesare Bermani. Culture altre e mondo popolare nelle opere di un protagonista della storia militante pubblicato sul numero 273 di Italia contemporanea, dicembre 2013 Abstract:

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  • Alessandro Casellato Fausto Anderlini, Il voto, la terra, i detriti. Fratture sociali ed elettorali. Dall’alba del 2 giugno 1946 al tramonto del 25 febbraio 2013 pubblicato sul numero 273 di Italia contemporanea, dicembre 2013 Abstract:

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  • Alessandro Casellato Maurizia Morini (a cura di), Figli delle vittime. Gli anni Settanta, le storie di famiglia pubblicato sul numero 273 di Italia contemporanea, dicembre 2013 Abstract:

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  • Marco Fincardi Francesco Corsi, Pietro Peli, Stefano Santini, L’utopia della base. Un Collettivo operaio nella Toscana tra gli anni ’60 e ’70, pref. Mario Tronti pubblicato sul numero 273 di Italia contemporanea, dicembre 2013 Abstract:

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  • Andrea Ragusa Fabrizio Loreto (a cura di), Sul Piano del Lavoro della CGIL. Antologia di scritti 1949-1950, pref. Susanna Camusso pubblicato sul numero 273 di Italia contemporanea, dicembre 2013 Abstract:

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  • Lucia Ceci Giorgio Vecchio, Un "giusto fra le nazioni". Odoardo Focherini (1907-1944). Dall’Azione Cattolica ai lager nazisti pubblicato sul numero 273 di Italia contemporanea, dicembre 2013 Abstract:

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  • Alessandro Casellato Sandra Savogin, Rialzare la testa. La lotta di Liberazione a Marcon, Meolo e San Michele del Quarto (1943-1945), con un itinerario della memoria di Sergio Sbalchiero pubblicato sul numero 273 di Italia contemporanea, dicembre 2013 Abstract:

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  • Marco Fincardi Claudia Baldoli, Andrew Knapp, Forgotten Blitzes. France and Italy under Allied Air Attack, 1940-45 pubblicato sul numero 273 di Italia contemporanea, dicembre 2013 Abstract:

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  • Elisa Giunipero Charles R. Gallagher, David I. Kertzer, Alberto Melloni (a cura di), Pius XI and America. Proceedings of the Brown University Conference (Providence, October 2010) pubblicato sul numero 273 di Italia contemporanea, dicembre 2013 Abstract:

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  • Simona Michelotti Matteo Polo, Civiltà e libertà. Margherita Papafava e Lucangelo Bracci dalla Grande Guerra alla Repubblica pubblicato sul numero 273 di Italia contemporanea, dicembre 2013 Abstract:

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  • M. Elisabetta Tonizzi Prigionieri di guerra italiani negli Stati Uniti e in Gran Bretagna Studi recenti e contestualizzazioni storiografiche pubblicato sul numero 273 di Italia contemporanea, dicembre 2013 Abstract: Nel corso della seconda guerra mondiale il fenomeno della prigionia raggiunse dimensioni di massa: furono almeno 35 milioni i prigionieri e 5 milioni i morti durante la detenzione, secondo stime certamente imprecise per difetto. Le condizioni detentive furono determinate da una pluralità di fattori che l’autrice esamina sinteticamente sulla base della letteratura internazionale e italiana, nel cui contesto inquadra due studi, di recentissima pubblicazione, relativi ai prigionieri di guerra italiani: negli Usa di Flavio Giovanni Conti; in Gran Bretagna di Isabella Insolvibile. Questi lavori vanno a completare il corpus storiografico sulle ‘prigionie’ degli italiani, mentre ancora manca uno studio complessivo e di ampio respiro sui prigionieri di guerra in mano italiana.

    L’articolo è disponibile alla pagina: Franco Angeli Edizioni - Prigionieri di guerra italiani negli Stati Uniti e in Gran Bretagna Studi recenti e contestualizzazioni storiografiche


  • Giovanni Gozzini L’Italia di Berlusconi come problema storiografico pubblicato sul numero 273 di Italia contemporanea, dicembre 2013 Abstract: Il "ventennio" berlusconiano, le particolarità biografiche, il linguaggio politico e il sistema di potere di Berlusconi, le caratteristiche sociologiche del suo elettorato nonché l’incapacità delle sinistra e dei sindacati di cogliere i cambiamenti sociali in atto dagli anni ottanta sono stati oggetto di numerosi studi. L’autore, pur tenendo costantemente conto dell’intera produzione storiografica, e anche socio-politologica ed economica, su questi temi, prende in considerazione specificamente i lavori, pubblicati tra il 2010 e il 2013, di Antonio Gibelli, Simona Colarizi e Marco Gervasoni, Guido Craiz, Giovanni Orsina, Giuliano Amato e Andrea Graziosi. Di queste opere, sia singolarmente sia in chiave comparativa, esamina le principali argomentazioni interpretative.

    L’articolo è disponibile alla pagina: Franco Angeli Edizioni - L’Italia di Berlusconi come problema storiografico


  • Marcello Flores La storiografia dei genocidi e la Shoah pubblicato sul numero 273 di Italia contemporanea, dicembre 2013 Abstract: La discussione sui genocidi è stata caratterizzata per molti anni dall’influenza delle scienze giuridiche e sociali, con l’esclusione della Shoah che ha conosciuto invece un’attenzione soprattutto da parte degli storici. La contrapposizione (di tipo più che altro metodologico e relativa agli obiettivi e finalità della ricerca) durata per anni tra gli Holocaust Studies e i Genocide Studies ha dato luogo negli ultimi anni a una nuova e più ampia discussione in cui, in un approccio di tipo interdisciplinare e comparatista, gli storici sono tornati a essere protagonisti. Riprendendo in modo filologicamente corretto le posizioni espresse a suo tempo da Raphael Lemkin, la questione della definizione del genocidio ha costituito spesso un elemento di differenziazione e di contrapposizione tra gli studiosi. L’attuale dibattito internazionale sui genocidi è analizzato in questo nuovo contesto culturale.

    L’articolo è disponibile alla pagina: Franco Angeli Edizioni - La storiografia dei genocidi e la Shoah


  • Jay Winter Il volto del genocidio pubblicato sul numero 273 di Italia contemporanea, dicembre 2013 Abstract: Il saggio si interroga su cosa sia il genocidio partendo da due concetti: l’essenza del genocidio è l’assenza, il nulla, il vuoto; essenziale per comprendere i genocidi novecenteschi è la dimensione bellica, infatti i conflitti mondiali del Novecento sono stati una delle principali vie verso il genocidio. Ma sia le guerre mondiali sia le campagne genocidarie che ne sono direttamente scaturite - di cui siamo stati testimoni nel corso delle ultime tre generazioni - rischiano di essere cancellate dalla memoria, anche come reazione all’enorme numero delle vittime e al terrore da esse prodotti. Tutto ciò è esaminato dall’autore anche alla luce di una documentazione fornita dalla storia dell’arte, che è stata in grado di trasmettere il cambiamento essenziale intervenuto nella guerra e dunque nella sua potenza mortifera. Sono così indagate alcune delle modalità con cui alcuni artisti hanno dato vita a rappresentazioni di lunga durata della trasformazione della guerra in genocidio e terrore, occorsa nel ventesimo secolo, e in particolare Otto Dix, Pablo Picasso e Anselm Kiefer. Da ciò emerge non solo quanto sia cambiata la guerra, e le configurazioni artistiche del terrore e delle vittime del terrore in tempo di guerra, ma anche come la parziale rimozione del volto umano sia uno dei tratti più significativi della trasformazione nelle rappresentazioni occidentali della guerra e del terrore. L’ipotesi è che, a strutturare questo cambiamento, siano stati non solo gli sviluppi interni al settore artistico, ma una modificazione intervenuta anche nella posizione delle vittime della guerra e del genocidio.

    L’articolo è disponibile alla pagina: Franco Angeli Edizioni - Il volto del genocidio


  • Luigi Cajani La storia del confine italo-jugoslavo a scuola pubblicato sul numero 273 di Italia contemporanea, dicembre 2013 Abstract: Il saggio, dopo una rapida sintesi dei risultati raggiunti dalla storiografia e dalla ricerca in questi ultimi due decenni, che hanno profondamente rinnovato la conoscenza delle complesse tematiche del confine orientale, offre una rassegna su come alcuni dei manuali più utilizzati nelle scuole superiori editi negli ultimi vent’anni abbiano trattato e trattino le vicende della seconda guerra mondiale al confine orientale. Questo anche per sondare l’impatto avuto dai lavori della Commissione storica italo-jugoslava e dall’introduzione nel 2004 della Giornata del ricordo. Nei testi analizzati, fra loro assai diversi, man mano che ci si avvicina all’oggi si nota una sempre maggiore attenzione - peraltro, salvo poche eccezioni, squilibrata - alla questione: la politica di italianizzazione forzata delle popolazioni slave nei territori annessi dopo la prima guerra e operata dal fascismo è in genere sottovalutata o taciuta; le violenze italiane durante la seconda guerra mondiale sono trattate in modo minimizzante e fuorviante, talora eufemistico. Molta e crescente nel tempo è invece l’insistenza sulle violenze compiute dagli jugoslavi. Una trattazione non meno sbilanciata appare peraltro emergere anche da una rapidissima occhiata ad alcuni manuali sloveni. La rassegna conclude sul peso della politica sulla manualistica italiana corrente, a confronto invece con i grandi avanzamenti conseguiti dalla storiografia.

    L’articolo è disponibile alla pagina: Franco Angeli Edizioni - La storia del confine italo-jugoslavo a scuola


  • Saverio Battente Nazionalfascismo, cattolicesimo e questione romana in Alfredo Rocco Dalla Grande guerra ai Patti lateranensi pubblicato sul numero 273 di Italia contemporanea, dicembre 2013 Abstract: Fin dai suoi esordi il nazionalismo italiano sentì l’esigenza di confrontarsi e definirsi rispetto alla questione cattolica. Il movimento fondato da Corradini, candidandosi alla guida della nazione nel processo di costruzione dello Stato nazionale, in alternativa al modello giolittiano, incrociò da subito il suo percorso con quello del clericalismo. Si trattò di un rapporto complesso, fatto di comuni obbiettivi, ma anche di sensibili differenze, nella reciproca ricerca di egemonia. Per questo, fin dal suo avvicinamento al nazionalismo, Alfredo Rocco pose come questione essenziale tra le altre quella di una corretta impostazione e ridefinizione delle relazioni con il mondo cattolico. L’impostazione suggerita da Rocco finì per essere la bussola anche del regime fascista, sebbene non senza ambiguità e divisioni al proprio interno, nel momento in cui anche Mussolini comprese l’ineludibilità di un dialogo con il Vaticano, per tentare di sedimentare la rivoluzione fascista.

    L’articolo è disponibile alla pagina: Franco Angeli Edizioni - Nazionalfascismo, cattolicesimo e questione romana in Alfredo Rocco Dalla Grande guerra ai Patti lateranensi


  • Luca Madrignani "Viva la Regia guardia" Camicie nere e poliziotti nella guerra civile italiana 1919-1922 pubblicato sul numero 273 di Italia contemporanea, dicembre 2013 Abstract: Il tema del ruolo attivo avuto dalle forze dell’ordine nell’ascesa del fascismo al potere, pur percorrendo tanta letteratura dedicata al primo dopoguerra, non ha saggi o monografie su di esso incentrati. Ancor meno si è trattato dello stesso tema con prospettiva rovesciata, ossia di come gli squadristi guardavano agli uomini in divisa, in particolare alla Regia guardia, la forza di polizia voluta da Nitti e dipendente dal ministero dell’Interno. Il modo di stare in piazza delle Camicie nere dipendeva dall’accezione che il movimento fascista voleva darsi e da quale nemico prediligeva: elemento d’ordine antibolscevico o forza eversiva in opposizione al governo. Attraverso l’analisi di alcuni case studies è possibile individuare gli elementi fondanti di questa presunta contraddizione - fascismo come movimento d’ordine e/o movimento antigovernativo - che, da un lato, spianò la strada a Mussolini verso la presa del potere, dall’altro, accentuò i caratteri della crisi dello Stato liberale, che ricevette il colpo definitivo proprio sul piano della gestione della violenza politica.

    L’articolo è disponibile alla pagina: Franco Angeli Edizioni - "Viva la Regia guardia" Camicie nere e poliziotti nella guerra civile italiana 1919-1922

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