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L’Italia e la mondializzazione degli scambi di tardo Ottocento di Carlo Fumian pubblicato su Italia Contemporanea n. 282 , dicembre 2016

Il commercio, misura dell’apertura al mondo dell’economia italiana postunitaria, è anche un affascinante problema storico in sé, ma in realtà quasi nulla sappiamo di come avvenisse il commercio di lunga distanza, chi fossero i grandi e piccoli mercanti, armatori, banchieri e industriali che lo alimentavano, o se l’Italia fosse attrezzata alle nuove forme di organizzazione, stoccaggio e vendita di quantità del tutto inedite di merci, alcune mai scambiate in precedenza. Ricorrendo a fonti trascurate dalla storiografia è possibile documentare come ai ritardi delle autorità italiane nella costruzione delle reti infrastrutturali si contrapponga l’ardimento di piccoli e medi commercianti sui mercati internazionali. Il loro vantaggio competitivo - e il loro perdurante handicap - sembra risiedere nel «brulichio» di tanti piccoli attori privi di un quadro di riferimento istituzionale, cioè di una sponda effettivamente collaborativa da parte dello Stato unitario: un tratto di lungo periodo nella storia d’Italia?

L’articolo è disponibile alla pagina: Franco Angeli Edizioni – La prima globalizzazione e la rivoluzione commerciale


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