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I cattolici italiani e la rivoluzione ungherese del 1956: anticomunismo, violenza insurrezionale, martirio di Matteo Caponi pubblicato su Italia Contemporanea n. 283 , aprile 2017

Il saggio esamina le ricadute simboliche della rivolta d’Ungheria, focalizzando il rapporto culturale del mondo cattolico con il nodo della violenza insurrezionale. La Chiesa italiana promosse un’imponente mobilitazione liturgica, dai contenuti ierocratici e visceralmente anticomunisti, recependo e rielaborando la linea dell’entourage pontificio. Le retoriche e le immagini utilizzate proposero una chiave di lettura - quella del martirio - fortemente ambigua. La sacralizzazione dei morti di Budapest oscillò infatti tra la legittimazione dei resistenti armati e la celebrazione delle vittime inermi. Pur con alcune significative articolazioni, prevalse il secondo modello. I cattolici italiani contribuirono così a rafforzare nel discorso pubblico il paradigma "post-eroico" del martire, venerato per la sua capacità di soffrire e di sacrificarsi fino alla morte, e non per la sua disponibilità a lottare, se necessario, con la forza. Nondimeno, questa tendenza si espresse spesso tramite il linguaggio, apparentemente discordante, del culto patriottico dei caduti.

L’articolo è disponibile alla pagina: Franco Angeli Edizioni – I cattolici italiani e la rivoluzione ungherese del 1956: anticomunismo, violenza insurrezionale, martirio


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