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Chiesa cattolica e assistenza nel Sud nel 1945 di Roberto P. Violi pubblicato su Italia Contemporanea n. 218 , marzo 2000

Il saggio analizza l’azione della Chiesa cattolica di fronte ai danni materiali e morali prodotti dalla guerra, considerando i problemi emersi nel Sud del paese nel passaggio alla pace. L’opera di carità della Chiesa, nel soccorso prestato alle vittime della guerra, fu protesa alla stabilità, ma anche a suscitare speranza nei sofferenti e senso della solidarietà. Nel passaggio dalla guerra alla pace operò un’efficace rete di informazioni per le famiglie e di diffusione dei messaggi del papa, rivolti soprattutto ai prigionieri e ai deportati. L’assistenza materiale si estese ai profughi, ai reduci e alla popolazione civile danneggiata dalla guerra attraverso la Pontificia commissione assistenza; fu alimentata dagli aiuti alleati, nelle sue componenti militari, governative e private, e fu rivolta anche ad una compenetrazione istituzionale con gli organismi statali dell’assistenza. L’opera umanitaria per i reduci e i profughi era finalizzata a risanare le ferite del sentimento nazionale, ma, tra le perduranti divisioni civili del paese, trovò ostacoli e produsse attriti. La rete di distribuzione territoriale degli aiuti coordinò le convergenti azioni della Chiesa e dell’assistenza pubblica e internazionale. Furono posti in atto programmi di integrazione alimentare per i bisognosi, di assistenza a reduci e profughi e di colonie per l’infanzia. Ne derivò un potenziamento della rete ecclesiastica, investita dalla maggiore disponibilità di risorse, che costituì la base di un rinvigorito insediamento cattolico nel Sud e della successiva influenza esercitata nelle vicende elettorali e politiche del dopoguerra.


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