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Un accordo segreto tra Italia e Rft sui criminali di guerra. La liberazione del "gruppo di Rodi" del 1948-1951 di Filippo Focardi pubblicato su Italia Contemporanea n. 232 , settembre 2003

Il 16 ottobre 1948 il tribunale militare di Roma condannava quattro militari tedeschi come criminali di guerra. Il generale Otto Wagener, il maggiore Herbert Nicklas, il capitano Walter Mai e il caporale Johann Felten venivano giudicati responsabili della fucilazione di ventinove prigionieri di guerra italiani sull’isola di Rodi e condannati a pene detentive che andavano dai 9 ai 15 anni. I quattro del cosiddetto "gruppo di Rodi" rappresentavano il nucleo numericamente più consistente dei criminali di guerra tedeschi processati in Italia. La loro vicenda è significativa del corso della giustizia italiana. A partire dall’estate del 1949 veniva intrapresa una serie di azioni per la loro liberazione. La prima istanza che si adoperò a favore dei prigionieri tedeschi fu la Santa Sede. Un ruolo importante ebbe soprattutto il vescovo austriaco Alois Hudal, rettore del Collegio teutonico presso la chiesa di Santa Maria dell’Anima a Roma. Nel 1950 intervenne direttamente il governo della Repubblica federale tedesca, legato da stretti rapporti politici con il governo italiano di De Gasperi. Risolutivo fu l’incontro avvenuto a Roma il 26 novembre 1950 fra il segretario generale del ministero degli Esteri, Vittorio Zoppi, e l’inviato di Adenauer, Heinrich Höfler. L’intesa raggiunta prevedeva la liberazione di tutti i criminali di guerra tedeschi condannati in Italia con sentenza passata in giudicato. Da parte italiana si chiese la massima discrezione affinché niente trapelasse nell’opinione pubblica. Fra il febbraio e il maggio 1951 il presidente della Repubblica Luigi Einaudi firmò quattro decreti di grazia per i militari del "gruppo di Rodi", che furono rimessi in libertà. L’ultimo di questi fece ritorno in Germania il 7 giugno 1951, pochi giorni prima della visita di Stato a Roma del cancelliere Adenauer.


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