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Lo stato sociale in Italia. I bienni 1919-1920 e 1968-1969 a confronto di Mario Gianni Silei pubblicato su Italia Contemporanea n. 236 , settembre 2004

I bienni in questione sono rilevanti momenti di passaggio anche nellÕambito dell’evoluzione delle politiche sociali e del processo di modernizzazione dello Stato sociale italiano. In entrambe queste fasi giunsero a maturazione approcci e proposte di tipo nuovo. Nel primo dopoguerra, divenne centrale il nodo del passaggio da un sistema basato su assicurazioni obbligatorie e riservate solo a determinate categorie di lavoratori a uno a copertura più ampia, esteso anche alle famiglie dei lavoratori o addirittura a forme di assicurazione statale di tipo universalistico. Alla fine degli anni sessanta, richiamandosi al concetto di "sicurezza sociale" e alle politiche economiche keynesiane, il dibattito verteva sulla necessità di una svolta in senso universalistico di uno Stato sociale che, invece, era ancora in larga parte quello ereditato dal fascismo. In un contesto caratterizzato da forti mutamenti sul piano economico, sociale e politico e dall’emergere di nuovi "bisogni" sociali e politici, in entrambe queste stagioni la spinta verso il cambiamento fu il frutto, per la crisi interna alla classe dirigente e delle organizzazioni di rappresentanza, di istanze provenienti dal basso, che chiedevano maggiori tutele e un generale allargamento del sistema di protezione sociale. Nonostante le forti aspettative di cambiamento e il livello avanzato delle questioni dibattute, i mutamenti furono inferiori alle attese. Nel primo dopoguerra, il sostanziale fallimento delle riforme promosse dai governi liberali si tradusse in una sorta di transizione incompiuta da uno Stato sociale "liberale" (ispirato alla Germania bismarckiana) a quello "liberal-democratico" anglosassone, che, nel secondo dopoguerra, avrebbe dato vita al welfare State. Altrettanto limitate e contraddittorie furono le riforme del 1968-1969. Rispetto al primo dopoguerra, tuttavia, questa fase non rappresent˜ del tutto una "occasione mancata" di modernizzazione del sistema di welfare, poichè molte delle riforme discusse e mai approvate trovarono una loro attuazione, sia pure con molte contraddizioni, nel corso dei primi anni settanta.


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