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Popolazioni, partigiani e tedeschi. Accordi di zona franca nelle vallate alpine di Mimmo Franzinelli pubblicato su Italia Contemporanea n. 215 , giugno 1999

Il saggio esamina un aspetto particolare e poco indagato del movimento resistenziale: le intese temporanee concluse in determinate località alpine con i tedeschi o — più raramente — con i fascisti, con accordi di zona franca sulla libera circolazione di armati. I tentativi di regolamentazione del conflitto, influenzati dai rapporti di forza e spesso da calcoli di opportunità contingente, soltanto in pochi casi si stabilizzarono, sconfinando nel collaborazionismo. Il Cln intervenne in più occasioni per delegittimare tali intese, ritenute inconciliabili con gli ideali e con gli obbiettivi della lotta partigiana; ciò nonostante i patteggiamenti continuarono in diverse località, condizionati dal ricatto imposto dai tedeschi, favoriti dalla mediazione di esponenti del clero e valutati positivamente dalle popolazioni che trovavano respiro alle distruzioni belliche. Le tregue implicavano il riconoscimento dei partigiani come forza militare regolare e, concluse dall’esercito occupante senza consultare i fascisti, delegittimavano l’autorità della Rsi. Mussolini, informato circa la stipulazione di tali accordi, non riuscì a ottenerne la sconfessione dai tedeschi. Attraverso la comparazione di varie situazioni locali, l’autore evidenzia i tratti comuni alle tregue d’armi e ne ricostrusce la ragion d’essere.


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