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Il contributo dei rifugiati spagnoli alla società messicana di Alicia Alted Vigil pubblicato su Italia Contemporanea n. 248 , settembre 2007

Sotto il profilo culturale e scientifico, l’esilio dovuto alla guerra civile spagnola comportò una perdita molto significativa per il paese d’origine, ma contribuì al tempo stesso — dato il suo perdurare — ad arricchire la vita economica e intellettuale dei paesi che accolsero i rifugiati. Tale fenomeno è particolarmente rilevante nel caso del Messico, il cui governo appoggiò la Repubblica fin dall’inizio della sollevazione militare, sia con un impegno diplomatico, sia inviando materiale bellico e generi alimentari, sia, infine, accogliendo gli esuli. Già nell’agosto 1938 venne creata la Casa de España, cui seguì, nell’ottobre 1940 il Colegio de México, entrambe strutture destinate ad accogliere gli intellettuali spagnoli esuli, aiutandoli ad esercitare le propria professione. Il saggio tratta l’inserimento nella vita culturale del paese di un’emigrazione che si concentrò nella capitale e che fu connotata — i criteri di selezione decisi dal governo non vennero infatti rispettati — da un alto profilo professionale, che ne favorì l’inserimento nel corso di un processo di industrializzazione che richiedeva manodopera e tecnici qualificati. L’autrice delinea le organizzazioni che si impegnarono per restituire un futuro professionale agli esuli; le imprese da loro promosse (specialmente in campo educativo); le reazioni dei diversi strati della popolazione nei confronti degli esuli; il loro prevalente inserimento nella borghesia medio-alta del paese e le loro principali realizzazioni, quali la Fundación benéfica hispana, principale istituzione sanitaria dell’esilio, e il Colegio Madrid, una delle scuole più caratterizzanti il loro impegno. Un contributo, quindi, di grande rilievo nei più diversi settori, dal giornalismo a vari rami dell’industria, dall’insegnamento agli istituti di ricerca scientifica alla storia.


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