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"Destreggiarsi". Una lettura dell'amministrazione militare italiana della Dalmazia 1918-1920 di Raoul Pupo pubblicato su Italia Contemporanea n. 256-257 , settembre-dicembre 2009

La Dalmazia costituì per l'Italia uno dei nodi della Conferenza della pace di Parigi e la sua mancata risoluzione contribuì poderosamente ad alimentare il mito della "vittoria mutilata". Tuttavia, l'occupazione della regione venne gestita in qualche modo 'al risparmio'. Infatti, l'ampiezza — forse più apparente che reale — delle ambizioni, alle quali la presenza militare dell'Italia sulla sponda orientale dell'Adriatico avrebbe dovuto attribuire sostanza, si accompagnava alla consapevolezza che la disponibilità di uomini, mezzi e financo volontà politica, su cui realmente l'Italia poteva far conto per affrontare l'impresa, era impari alla bisogna. Per di più, le risorse militari comunque mobilitate e stanziate in Dalmazia finirono per trasformarsi esse stesse in un problema, quando l'ammutinamento dannunziano rischiò di estendersi lungo la costa dalmata, con un effetto probabilmente dirompente sulle relazioni italojugoslave. L'articolo esamina le specificità della situazione dalmata rispetto a quella esistente nelle altre province ex austriache occupate dalle truppe italiane nella prospettiva dell'annessione, per passare poi ad analizzare puntualmente i caratteri dell'amministrazione militare italiana e in particolare le scelte compiute dal governatore della Dalmazia, ammiraglio Millo. Una speciale attenzione viene in quest'ambito dedicata alla politica scolastica e ai rapporti fortemente conflittuali con la Chiesa locale.


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