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L’industria bellica italiana dopo Caporetto (L'industria bellica nella storia d'Italia. Economia e tecnologia negli studi di Andrea Curami) di Andrea Curami pubblicato su Italia Contemporanea n. 261 , dicembre 2010

L’autore prende in esame la fondatezza delle affermazioni circa la straordinarietà dello sforzo compiuto dall’industria italiana per ripianare la perdita di artiglierie in seguito alla ritirata di Caporetto. Se tale perdita fu effettivamente consistente, va però detto che riguardò materiali in gran parte antiquati; dopo l’ottobre 1917 in realtà l’industria bellica proseguì nella realizzazione dei programmi di sviluppo già in atto prima dello sfondamento nemico, coordinati dal ministro delle Armi e munizioni, il generale Alfredo Dallolio, figura centrale nella mobilitazione industriale del paese. Anche il problema della scarsa disponibilità di manodopera e di materie prime era stato affrontato ben prima di Caporetto e dunque non rappresentò un ostacolo per l’industria impegnata nel conflitto. L’esaltazione dello sforzo produttivo volto a ripianare le perdite di Caporetto va dunque ricondotto agli aspri scontri che opposero nel dopoguerra i gruppi industriali italiani. L’ampia pubblicistica del tempo risente della volontà delle diverse industrie di sottolineare, da un lato, il proprio contributo alla vittoria finale, e di difendersi, dall’altro, dalle accuse di guadagni illeciti ottenuti rifornendo le forze armate.

L’articolo è disponibile alla pagina: Franco Angeli Edizioni - L’industria bellica italiana dopo Caporetto


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