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Studiosi toscani dell’Estremo Oriente fra Otto e Novecento di Andrea Campana pubblicato su Italia Contemporanea n. 223 , giugno 2001

Il saggio ricostruisce le vicissitudini dei primi studiosi toscani delle lingue e civiltà di Giappone e Cina, nell’ambito di un più generale discorso su quella "singolare fioritura" degli studi orientali che interessò la Toscana nell’Ottocento. L’argomento specifico è pressoché inedito nel panorama dei pochi lavori sui pionieri italiani dell’orientalistica, e questo studio fornisce un ampio apparato critico e bibliografico in merito a una sua collocazione storica. In esso sono esplorate le origini e i motivi che portarono alla creazione a Firenze della prima cattedra italiana di Lingue e letterature dell’Estremo Oriente (Antelmo Severini, 1864), e tratta della successiva nascita della vivace scuola che organizzò il grande Convegno internazionale dell’orientalismo, tenutosi in Palazzo Medici Riccardi nel 1878. Vengono sottolineati, in particolare, il vincolo scientifico e personale che legò gli studiosi fiorentini con le istituzioni di alta educazione di Parigi, città all’avanguardia in Occidente negli studi orientali, e gli sforzi associazionistici che portarono alla creazione della Società italiana degli studi orientali. Vi è ricostruita la storia della Stamperia medicea orientale, che, entrata in possesso del Regio istituto di studi superiori fiorentino, servì da insostituibile strumento di lavoro (con i caratteri orientali acquistati dalla Francia) negli anni di maggior fulgore della scuola. Il lavoro, infine, delinea i motivi (secolarizzazione del Collegio asiatico di Napoli nel 1888) e i modi (mancato adattamento a Firenze del successore di Carlo Puini, Giovanni Vacca) del declino che portò dopo il 1923, all’estinzione degli studi su Giappone e Cina nell’ateneo fiorentino.


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