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Il Fascio e la contesa politica nella colonia italiana di Ginevra 1923-1930 di Giovanni Mari pubblicato su Italia Contemporanea n. 220-221 , settembre-dicembre 2000

Così come successe dovunque fossero presenti italiani espatriati, anche a Ginevra nel corso degli anni venti la locale colonia fu il terreno su cui fascisti e antifascisti combatterono un’aspra battaglia che aveva come principale posta in gioco il controllo della stessa colonia. I Fasci all’estero, fondati a partire dal 1921 in tutte le parti del mondo interessate dal fenomeno migratorio, furono lo strumento principale adottato dal regime per combattere questo conflitto e per propagandare la sua immagine, anche tramite il controllo della fitta rete di società culturali, ricreative e di mutuo soccorso creata dagli emigrati. Diversamente da quanto avvenne in quasi tutte le altre colonie, a Ginevra questo conflitto ebbe come esito un insuccesso del Fascio. Questo saggio, basato anche su numerosi documenti inediti, ricostruisce le dinamiche della vicenda: la fondazione del Fascio nel 1923, lo scontro aperto che esso ebbe con gli antifascisti, la sua sconfitta. L’isolamento in cui, in seguito a ciò, il Fascio di Ginevra si venne a trovare, fu rotto solo grazie a una trasformazione che, a partire dalla fine degli anni venti e poi in maniera compiuta nel decennio successivo, investì tutto il movimento dei Fasci all’estero. Essi infatti cambiarono drasticamente le loro funzioni, limitandosi sempre più a promuovere attività di carattere assistenziale: in questo modo anche il Fascio ginevrino riuscì a legare a sé moltissimi emigrati, perdendo tuttavia sempre più nel contempo le sue originarie connotazioni e ambizioni politiche.


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