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Partigiani e popolazioni. La ‘lunga guerra’ della pianura ravennate (ottobre 1944-aprile 1945) di Massimo Baioni pubblicato su Italia Contemporanea n. 215 , giugno 1999

Il passaggio della seconda guerra mondiale nel territorio ravennate è stato caratterizzato, più che altrove, da alcune importanti peculiarità. La popolazione fu costretta a convivere con le operazioni militari e con la presenza degli eserciti dalla fine dell’estate 1944 all’aprile 1945. In particolare, dopo l’arresto del fronte all’altezza del fiume Senio, la parte occidentale della provincia rimasta sotto l’occupazione nazifascista fu investita frontalmente da tutte le principali conseguenze legate alla guerra totale: rappresaglie, bombardamenti, sfollamenti, emergenze alimentari e sanitarie disegnano uno scenario di ‘guerra in casa’ fatto di lutti e di devastazioni, che proprio a causa della sua durata ha segnato in profondità la memoria e l’identità di quelle popolazioni. Il saggio, ricorrendo a testimonianze orali e documenti coevi, mette in luce come questa situazione anomala abbia condizionato anche il rapporto tra Resistenza e popolazione contadina. L’estrazione bracciantile di molti partigiani creò le condizioni di una solidarietà diffusa che si rivelò decisiva per il trasferimento in pianura delle tecniche proprie della guerriglia di montagna. Uscendo da visioni oleografiche, occorre però studiare più a fondo questa popolazione, inserendola in un quadro di riferimento che tenga conto dell’impatto prolungato con il conflitto: non già per giungere a un’interpretazione frammentaria, quanto per sforzarsi di legare i vari momenti cogliendo la varietà e la complessità delle spinte, anche contrastanti, che l’irruzione della guerra totale introdusse nel corpo della società locale.


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