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L’Onu e l’Amministrazione fiduciaria italiana in Somalia. Dall’idea all’istituzione del trusteeship di Antonio Morone pubblicato su Italia Contemporanea n. 242 , marzo 2006

Il trusteeship system delle Nazioni Unite fu un esperimento che si proponeva di innovare l’amministrazione coloniale. In particolare, esso era finalizzato al dominio di una potenza europea su popolazioni altre mediante una nuova forma amministrativa, nell’interesse sia delle popolazioni locali, che erano avviate all’indipendenza, sia della pace e della sicurezza mondiale. L’esperimento doveva però scontare un carattere intrinsecamente compromissorio nelle sue dinamiche politiche, fattuali e ideali: è vero che i territori sotto tutela fecero passi più o meno importanti in quel percorso di preparazione all’indipendenza che sottintendeva il trusteeship, ma riacquistarono la loro indipendenza solo in forza del progressivo collegamento della particolare vicenda fiduciaria alla questione dei territori non autonomi e al processo di decolonizzazione nel suo complesso. L’Italia partecipò attivamente a questo percorso storico attraverso l’Amministrazione fiduciaria italiana della Somalia (Afis). Nonostante alcune peculiarità locali, il trusteeship somalo si inscrive nella contrapposizione che progressivamente emerse all’interno delle Nazioni Unite tra il club degli amministratori e i paesi anticolonialisti, tra un’interpretazione restrittiva e legalista o una estensiva e progressista degli obiettivi fiduciari. L’Italia operò in collegamento con le altre potenze amministratrici e sfruttò a proprio vantaggio le disfunzionalità dell’United Nations Advisory Council of Somalia. D’altro canto la disciplina particolarmente stringente della convenzione somala, lo status dell’Italia di ex potenza coloniale a tutti gli effetti e l’intento del governo italiano di utilizzare l’Afis per il reinserimento del paese nel consesso politico internazionale, dopo i trascorsi fascisti, garantirono un’interpretazione progressista del mandato.


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