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Gli italiani e l’attesa di un bombardamento della capitale 1940-1943 di Marco Fincardi pubblicato su Italia Contemporanea n. 263 , giugno 2011

Fin dai suoi primi anni, la dittatura fascista esalta le strategie elaborate da Giulio Douhet, che prevedono la distruzione delle capitali nemiche con incursioni aeree a sorpresa. Ma, all’inizio della seconda guerra mondiale, l’Italia fascista manca della grande quantità di velivoli necessari a sostenere la guerra aerea. Le città italiane subiscono bombardamenti sempre più gravi, senza che la Regia aeronautica riesca a difendere i propri cieli o a compiere rappresaglie su quelle nemiche. Solo le città d’arte più famose vengono risparmiate dai bombardamenti britannici, poi statunitensi. La diplomazia vaticana è decisiva per salvaguardare Roma, città santa della cattolicità ma anche centro di tutti gli apparati politici e militari del regime. I ripetuti bombardamenti delle città industriali del Nord e delle città portuali del Sud rendono assurda agli occhi degli italiani l’immunità concessa alla capitale e molti di loro sperano che essa venga bombardata, nella convinzione che ciò porrà fine alla guerra; accolgono poi con soddisfazione il primo bombardamento di Roma, a cui segue, pochi giorni dopo, l’arresto di Mussolini.

L’articolo è disponibile alla pagina: Franco Angeli Edizioni - Gli italiani e l’attesa di un bombardamento della capitale 1940-1943


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