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Tra stalinismo e nazionalismo. La creazione della Regione autonoma ungherese in Romania (1952) di Stefano Bottoni pubblicato su Italia Contemporanea n. 233 , dicembre 2003

Primo risultato di una ricerca pluriennale, il saggio affronta il tema del conflitto interetnico e delle politiche nazionali in Europa orientale nel secondo dopoguerra attraverso il caso della Regione autonoma ungherese, costituita nel 1952 nell’area sud-orientale della Transilvania. La creazione di un’entità amministrativa territoriale formalmente autonoma all’interno della Romania fu imposta alla dirigenza comunista di Bucarest dai sovietici e da Stalin in persona. Fatto salvo il caso jugoslavo, la Regione autonoma ungherese — che scomparve con la riforma amministrativa del 1960 — rimane l’unico caso, sinora inesplorato, di applicazione del modello di politica nazionale leninista (e della sua variante stalinista) fondato su ciò che lo storico Terry Martin ha recentemente definito "Affirmative Action Empire", ovvero la promozione di élite locali non russe (in questo caso non romene) leali al partito comunista adottata in Unione Sovietica negli anni venti. Sulla base di un’abbondante documentazione proveniente dagli archivi romeni e russi, il saggio analizza il processo politico di formazione del territorio autonomo, la sua ricezione popolare e all’interno dell’élite comunista, i conflitti interetnici da esso generati e la strategia adottata dal Partito comunista romeno al fine di prevenirli e controllarli


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