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Ferruccio Parri

(Pinerolo, 19 gennaio 1890 – Roma, 8 dicembre 1981)
Chiaffredo Paulasso, Marsili, Maurizio, Valenti.

Nato a Pinerolo in una famiglia fortemente legata alla tradizione mazziniana, si laurea nel 1913 alla facoltà di lettere dell’Università di Torino con una tesi sull’economia piemontese del Sei-Settecento. Chiamato alle armi, combatte sul Carso e sul Piave distinguendosi in atti di particolare valore militare ed ottenendo tre medaglie d’argento e due promozioni sul campo. Per le ferite riportate in trincea, nel 1917 abbandona la prima linea e svolge funzioni di ufficiale di collegamento, poi di collaboratore diretto del Comando supremo dell’esercito, a stretto contatto con il maresciallo Diaz. Nel dopoguerra unisce all’attività di insegnante quella di giornalista, partecipando attivamente, nello stesso tempo, alle vicende del movimento combattentistico (Opera nazionale combattenti e Associazione nazionale combattenti). Nel 1922 è assunto come redattore dal «Corriere della sera». Sempre nel campo giornalistico inizia il suo antifascismo militante: nel 1924 fonda a Milano con Bauer e Mira «II Caffè», che si affianca alla gobettiana «Rivoluzione liberale» nella denuncia morale e politica della gestione fascista. Uscito dal «Corriere», terminate le pubblicazioni del «Caffè», si dedica negli anni 1925-30 alla collaborazione e alla diffusione della stampa clandestina. Nello stesso periodo si occupa attivamente dell’espatrio di esponenti antifascisti minacciati o costretti ad inattività coatta in Italia: nella notte del 12 dicembre 1926, con Rosselli, Oxilia e Pertini, guida la fuga in Francia di Filippo Turati. Al rientro in Italia dalla Corsica viene arrestato, due giorni più tardi, con Carlo Rosselli a Marina di Massa.

Processato nel 1927, sconta la pena detentiva nel carcere di Savona per essere poi trasferito prima ad Ustica poi a Lipari, dove rimane dal settembre del 1928 al gennaio del 1930. Il 30 ottobre di quest’anno è di nuovo arrestato perché accusato di correità con il gruppo giellista Bauer-Rossi-Ceva; prosciolto in istruttoria, non ottiene la libertà ma quale «pertinace avversario del regime» è rinviato al confino per altri cinque anni. Tornato a Milano all’inizio del 1933, riprende gli studi di economia e di storia economica, collaborando al «Giornale degli economisti e rivista di statistica» di Giorgio Mortara ed entrando a far parte, nel dicembre 1934, dell’ufficio studi della Edison. Per tutto questo periodo svolge un oscuro lavoro di collegamento con i gruppi clandestini dell’Italia settentrionale ponendo le basi di quella che sarà di lì a poco la struttura portante della lotta armata per la liberazione del paese. Animatore, infatti, sin dalla metà di settembre del 1943 del Comitato militare dei partiti antifascisti, il futuro Comitato militare del Clnai, Parri è costantemente al centro dell’iniziativa resistenziale: dall’8 settembre in poi, a Maurizio si deve la formazione e il coordinamento dei primi nuclei partigiani del nord, nonché lo sviluppo del centro clandestino di Milano come capitale virtuale della Resistenza, anche mediante i contatti presi con i rappresentanti alleati in Svizzera. In seguito alla trasformazione del Comitato militare in Comando generale (giugno 1944) e alla nomina di Cadorna a comandante generale (novembre dello stesso anno), Parri è designato, con Luigi Longo, vice comandante del Corpo volontari della libertà, in rappresentanza rispettivamente delle formazioni Gl e Garibaldi.

Si reca in missione nel sud presso gli Alleati per ottenere, nel dicembre 1944, il primo riconoscimento ufficiale del Cvl. Il 2 gennaio 1945, al suo ritorno, è catturato dai tedeschi e trasferito nel carcere di Verona. Rimesso in libertà nel mese di marzo, in seguito all’intervento alleato, intraprende con Cadorna, attraverso la Svizzera e la Francia, una nuova missione al sud, per impostare con l’ausilio degli angloamericani la fase dell’insurrezione. Rientra a Milano, a insurrezione ormai scoppiata, il 25 aprile. Dal 19 giugno del ’45 è chiamato ad assumere, quale capo morale della Resistenza, la guida del primo governo dell’Italia liberata, formato dai partiti del Gin. Nell’affrontare i grandi problemi dell’immediato dopoguerra, incontra l’ostilità sempre crescente dei ceti industriali e degli ambienti moderati. Questi provocano la caduta del governo nel novembre 1945. Alla crisi del Partito d’azione, Parri fonda nel 1946 il Movimento della democrazia repubblicana, con il quale è eletto deputato all’Assemblea costituente. Entrato poi nel Pri, è nominato senatore di diritto nel 1948. Aderisce nel 1953 alla formazione politica di Unità popolare: con questa combatte la battaglia elettorale contro la legge maggioritaria. Quando Up confluisce nel Psi, Parri viene eletto senatore in una lista socialista indipendente. Da vita a un movimento di «sinistra indipendente» che mira a favorire la formazione di una «nuova sinistra». Rieletto senatore nel 1963, nello stesso anno è nominato senatore a vita. Nel marzo del 1963 da vita alla rivista «L’Astrolabio» e ne assume la dirigenza, conducendo da questa tribuna in tutti gli anni successivi il dibattito più libero e aperto sui problemi dell’unità delle sinistre.

Fondatore dell’Istituto di studi economici (1946), collabora per tutti gli anni cinquanta a «Mondo economico». Nel 1949 fonda l’Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione in Italia, nel quale ricopre la carica di presidente fino al 1972. Sugli anni della Resistenza, oltre a numerose prefazioni e agli articoli apparsi su «II Movimento di liberazione in Italia» e «Lettera ai compagni», mensile della Fiap, ricordiamo Due mesi con i nazisti. Dal tavolaccio alla branda (Roma, Carecas, 1973) e Intervista sulla guerra partigiano (1966), in «Italia contemporanea», 1982, n. 149; sulla vita politica di Parri negli anni successivi, oltre agli articoli ritrovabili su «L’Astrolabio» e «II Ponte», (con L. Piccardi e N. Bobbio), La sinistra davanti alla crisi del Parlamento, Milano, Giuffrè, 1967, e Discorsi parlamentari, Roma, Senato, 1990. Resta fondamentale Scritti 1915-1975, a cura di E. Collotti, G. Rochat, G. Solare Pe-lazza, P. Speziale, Insmli, Milano, Feltrinelli, 1976. Altre notizie in: G. Quazza, Pensiero e azione di Parri 1915-1943, in «Italia contemporanea», 1982, n. 149; G. Quazza, Profilo di Ferruccio Parri, in «Studi piacentini», 1988, n. 3; Ferruccio Porri. La coscienza della democrazia. Catalogo a cura di A. Scalpelli, R. Guerri, A.G. Ricci della mostra tenuta a Milano e a Roma nel 1985; A. Aniasi, Parri. L’avventura umana, militare e politica di Maurizio, Torino, Eri, 1991; Ear.

Biografia tratta da: Resistenza e storia d’Italia : quarant’anni di vita dell’Istituto nazionale e degli istituti associati : annuario 1949-1989, a cura di Gaetano Grassi; prefazione di Guido Quazza, Milano, F. Angeli, (1993)

Approfondimento:

In questa pagina si mettono a disposizione anche alcuni materiali inerenti al convegno su Ferruccio Parri, tenutosi il 31 marzo 2012 presso l’aula magna dell’Università Bocconi (via Gobbi 5, Milano). L’intento è illustrare con maggiore chiarezza i tratti essenziali e particolari della personalità del fondatore dell’Istituto Nazionale per la Storia del Movimento di Liberazione in Italia, nonché capo partigiano durante la guerra di liberazione e primo presidente del Consiglio a capo di un governo di unità nazionale.

  • I video:
Il contributo inviato da Walter De Hoog L’intervento di Mimmo Franzinelli

Nota: Il DVD integrale dell’evento è disponibile presso l’ANPI di Chiavari (contatta)

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