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Camminata per la Pace Fragheto – Tavolicci

25 aprile 2023

21° Camminata per la Pace Fragheto – Tavolicci

Iniziativa organizzata dall’Istituto storico della Resistenza e dell’Età contemporanea
di Forlì-Cesena – www.istorecofc.it

Programma

Ore 10.00 Partenza da Fragheto e da Capanne
Ore 12.30 Arrivo a Tavolicci
Ore 13.00 Pranzo a cura del ristorante Ponte Giorgi (euro 12)
PRENOTAZIONE ENTRO SABATO 22 APRILE
Ore 14.15 Saluti istituzionali e interventi
Ore 14.45 “ATTORNO ALLA PACE” reading musicale a cura di Trame e Musica con Antonio Salerno e Valentina Donati, musiche de l’Essenziale

INFORMAZIONI E PRENOTAZIONI 
Istituto 0543 28999 – Miro 3403206245 – Carlo 3409716539


La strage di Tavolicci

La sera del 21 Luglio 1944 una squadra di n. 5 agenti di polizia italo-tedesca si portava a Tavolicci (piccola borgata di circa 80 abitanti posta nel comune di Verghereto, Forlì, Parrocchia di S. Maria in Montegiusto). Perlustrarono tutto il paese, penetrarono in tutte le case, simulando grande gentilezza e cortesia ed assicurando alla popolazione che contro di essa non sarebbe stato fatto nulla e che quindi dormisse nella propria abitazione.
La mattina seguente un’ora avanti il giorno, mentre gli abitanti di Tavolicci dormivano ancora tranquilli così vigliaccamente ingannati, una squadra di agenti di polizia italo-tedesca (in numero di circa 40) come belve feroci irrompevano nel paese.
Alcuni circondandolo con mitragliatrici ed altri penetrando con violenza nelle abitazioni, imponendo a tutti gli abitanti di alzarsi e vestirsi immediatamente.
Intanto gli uomini validi e giovani venivano legati con funi e tratti sulla piccola piazzetta del paese affinché fossero spettatori del massacro e del martirio delle loro donne e dei loro bambini.
Gli uomini vecchi ed invalidi furono barbaramente uccisi sulla soglia delle loro abitazioni, tutte le donne e i bambini furono con spinte e minacce, rivoltella alla mano, radunati in un piccolo ambiente e fu loro intimato di stendersi a terra: erano madri urlanti e stringenti al petto i loro neonati, erano ragazze nel fior della vita che imploravano pietà e misericordia, erano piccoli fanciulli atterriti che attaccati alle gonne delle loro madri piangevano e chiedevano pane.
Il boia che aveva la faccia mascherata e che parlava benissimo l’italiano, sulla soglia della porta, atteso il momento opportuno, sparò varie raffiche di mitragliatrice su quel cumulo di vittime innocenti che inutilmente imploravano misericordia. Poi si ritirò chiudendo la porta, ma sentendo ancora delle grida, dei gemiti, ritornò per ben due volte sparando vari colpi di rivoltella sulle persone che accennavano ancora qualche segno di vita. Alcune donne e bambini che tentavano di fuggire furono barbaramente uccisi e massacrati. Una piccola fanciulla di cinque anni che forse aveva tentato di darsi alla fuga fu trovata completamente sventrata.
Finalmente per coprire in parte il massacro e non lasciare tracce dell’orrendo delitto venne appiccato fuoco al locale sottostante, adibito a stalla, unitamente ad un paio di vacche, e così molti di quegli innocenti finirono bruciati vivi.
Intanto altri agenti si erano versati contro le abitazioni e quindi rubavano ed asportavano ciò che faceva loro comodo e poi appiccarono fuoco a tutte le case. Gli uomini arrestati venivano trascinati a Campo del Fabbro (Comune di S. Agata Feltria) a circa due chilometri di distanza e quivi venivano tutti orrendamente massacrati ed uccisi.
Qualche donna e qualche fanciullo anche feriti riuscirono ad evadere alla vigilanza delle guardie e mettersi in salvo; altri riuscirono alla partenza degli agenti a fuggire dalla prigione in mezzo alle fiamme ed al fumo. (da www.straginazifasciste.it/)


La strage di Fragheto

Nella zona dell’Alta Valmarecchia era intensa la presenza partigiana, sia dell’VIII brt. Garibaldi che della V brt Garibaldi Pesaro, attività che stava intensificandosi, con interventi sempre più audaci e efficaci. Su tutti, si ricorda l’evento del 3 aprile, con l’occupazione di Sant’Agata Feltria, azione che vide la cattura dei gerarchi del paese, il sequestro di denaro e la distribuzione di viveri alla popolazione. Ciò nonostante, i comandi fascisti sopravalutavano, con punte di vera alterazione, le forze partigiane. Questa sopravvalutazione portò le forze nazifasciste ad organizzare un importante rastrellamento il 6 di aprile, mettendo in campo circa 600 (altre fonti riportano 700\800) soldati tedeschi e 150 (altre fonti riportano 250) militi fascisti. Le forze partigiane furono subito avvertite di questa azione di repressiva, perciò misero in atto subito le contromisure, decidendo azioni di sganciamento. La notte tra il 6\7 aprile la compagnia del comandante “Falco” Alberto Bardi arrivò a Fragheto, dove i partigiani richiesero ospitalità e cibo. La mattina presto furono avvertiti da due staffette che in località Calanco forze tedesche si erano fermate in una posizione vulnerabile per un attacco partigiano. Cosa che puntualmenge avvenne: la battaglia di Calanco fu sicuramente la scontro più importante dei primi 6 mesi del 1944. Ii numeri dello scontro ancora oggi non sono chiari, ma in generale ci fu un predominio partigiano dovuto alle posizioni di combattimento più favorevoli. La battaglia terminò verso le ore 13:00, i partigiani si ritirroano e lasciarono uno di loro gravemente ferito a casa di Albini Giovanni.
Anche i tedeschi si spostarono, andando verso il torrente Senatello, ma inviando una pattuglia a controllare i paesi vicini per eventuali partigiani feriti e nascosti. Alle 17:30 arrivarono a Fragheto; in base alle testimonianze risulta che trovarono subito il partigiano ferito e l’uccisero immediatamente, cosi come le persone della casa. Nel medesimo tempo, Gambetti Guglielmo sparò e ferì probabilmente mortalmente due soldati tedeschi. Questo scatenò la rappresaglia tedesca che diventò generalizzata o quasi: vennero uccisi un totale di 30 persone tra donne, bambini e anziani, ritenuti indistintamente nemici e collaboratori dei partigiani. Vennero successivamente bruciate le case e la canonica della chiesa. In tutto questo orrore inspiegabilmente venne risparmiata la casa di Gabrielli Dario, ove erano riparate 29 persone.
La tragedia di quel rastrellamento terminò il giorno successivo con l’assassinio di 7 partigiani e un civile sulle rive del Senatello da parte dei militi del GNR. (da www.straginazifasciste.it/)