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Abstracts della rivista

Abstract del numero 297s, dicembre 2021
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  • Matteo Caponi Antirazzismo cattolico e questione nera nell'Italia del secondo dopoguerra pubblicato sul numero 297s di Italia contemporanea, dicembre 2021 Abstract: L’articolo indaga come una crescente attenzione alla questione nera abbia fatto da cornice all’ascesa di una sensibilità antirazzista nel cattolicesimo italiano del secondo dopoguerra. L’analisi mette in discussione il cliché di un innato antirazzismo cattolico, esaminando l’interrazzialismo come modello dominante: una terza via che si opponeva sia al razzismo sia all’antirazzismo militante, umanitario ed egualitario. La nozione di antirazzismo faticò a essere recepita dalla cultura cattolica di massa fino agli anni Sessanta. La svolta dipese dall’impatto di tre fenomeni di risonanza mondiale: la decolonizzazione, l’apartheid in Sudafrica e il movimento per i diritti civili negli Stati Uniti. Ironia della sorte, la psicosi anticomunista della Guerra fredda costituì un motore dell’antirazzismo cattolico: occorreva scongiurare che il “risveglio” dei popoli neri avvenisse sotto l’influenza sovietica. Il pontificato di Giovanni XXIII, l’aggiornamento conciliare e la crisi del 1968 posero le basi per un cambio di paradigma; gli orientamenti antirazzisti si intrecciarono a significati progressisti e utopie rivoluzionarie controculturali.
    L’articolo è disponibile alla pagina: Franco Angeli Edizioni – Antirazzismo cattolico e questione nera nell'Italia del secondo dopoguerra


  • Antonio M. Morone Un colonialismo non più razzista? Le insostenibili aspirazioni dei sudditi africani nel secondo dopoguerra pubblicato sul numero 297s di Italia contemporanea, dicembre 2021 Abstract: La storia della transizione all’indipendenza delle colonie italiane fu anche la storia dell’antirazzismo che non a caso è stato spesso associato all’anticolonialismo e alla storia dei movimenti nazionalisti in Africa. Il caso della decolonizzazione delle colonie italiane rappresenta un caso speciale non solo per la traiettoria fortemente internazionale della sistemazione postcoloniale decisa dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, ma anche per la forte competizione, tutta sul versante africano, tra movimenti nazionalisti ed élites africane inclini ad appoggiare un progetto di continuità del sistema coloniale. È proprio da questa competizione che emerse un’istanza antirazzista che è al centro del presente articolo e non necessariamente o semplicemente fu riconducibile ai soli movimenti nazionalisti. Quei sudditi coloniali che si erano dichiarati disponibili all’ipotesi di un ritorno dell’Italia in Africa rivendicarono la necessità di una riforma del sistema coloniale nell’intento di ottenere una loro più ampia partecipazione alla gestione del potere e di superare il regime segregazionista di epoca fascista. Il presente articolo non si propone dunque di indagare l’antirazzismo e l’anticolonialismo dei nazionalisti, bensì il progetto di un colonialismo non più razzista, o comunque maggiormente inclusivo, coltivato da alcuni sudditi africani che intermediarono con la politica e la propaganda colonialista dell’Italia repubblicana. Di fatto, si trattò di un progetto destinato al fallimento, nella misura in cui colonialismo e antirazzismo erano termini in ultima analisi inconciliabili. Furono poi le diverse indipendenze delle colonie a mettere in discussione il razzismo attraverso la fine stessa del colonialismo.
    L’articolo è disponibile alla pagina: Franco Angeli Edizioni – Un colonialismo non più razzista? Le insostenibili aspirazioni dei sudditi africani nel secondo dopoguerra



  • Grazia De Michele Un antirazzismo mancato? Classe e razza nel dibattito di area comunista su bambini meridionali e classi differenziali negli anni Settanta pubblicato sul numero 297s di Italia contemporanea, dicembre 2021 Abstract: Uno degli elementi caratterizzanti le migrazioni interne verso le città del triangolo industriale negli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento è stato il razzismo antimeridionale. Nelle scuole elementari molti tra i figli dei nuovi arrivati vennero immessi nelle cosiddette classi differenziali anche grazie al supporto scientifico offerto da psichiatri, psicologi e assistenti sociali che, nello stesso periodo, definirono i bambini di origine meridionale come disadattati, in ragione di una supposta incapacità di adattarsi a un ambiente più progredito. Negli anni Settanta, il fenomeno venne sottoposto ad aspre critiche, ma il razzismo che l’aveva alimentato non fu riconosciuto come tale. L’articolo analizza i limiti del dibattito sviluppatosi tra educatori e intellettuali di area comunista, che lessero la discriminazione nei confronti degli alunni meridionali esclusivamente in termini di classe sociale secondo i dettami di un marxismo tipicamente eurocentrico.
    L’articolo è disponibile alla pagina: Franco Angeli Edizioni – Un antirazzismo mancato? Classe e razza nel dibattito di area comunista su bambini meridionali e classi differenziali negli anni Settanta


  • Michele Colucci Il movimento antirazzista in Italia e le politiche migratorie, 1989-2002 pubblicato sul numero 297s di Italia contemporanea, dicembre 2021 Abstract: Il contributo ricostruisce l’evoluzione storica del movimento antirazzista in Italia, concentrandosi sul tema delle politiche migratorie. L’antirazzismo si diffonde in parallelo allo sviluppo dell’immigrazione straniera, che in Italia avviene in modo intenso dopo il 1989. Matura allora un dibattito nazionale sulle politiche migratorie: il movimento antirazzista contribuisce all’orientamento di tale dibattito e alle scelte legislative conseguenti. Nell’articolo vengono esaminate le principali fasi storiche comprese tra il 1989 e il 2002. Durante questo periodo il movimento antirazzista si confronta con l’emergere di pulsioni razziste, con l’inserimento sempre più diffuso dell’immigrazione nel mondo del lavoro, con la crescita quantitativa dell’immigrazione straniera, con la politicizzazione sempre più evidente del tema migratorio. Si tratta di un periodo in cui in Italia avvengono profonde trasformazioni sociali e politiche: la storia del movimento antirazzista può aiutare a comprenderle e contestualizzarle.
    L’articolo è disponibile alla pagina: Franco Angeli Edizioni – Il movimento antirazzista in Italia e le politiche migratorie, 1989-2002


  • Guri Schwarz Un antirazzismo commemorativo. La Shoah, i migranti e i demoni dell’analogia pubblicato sul numero 297s di Italia contemporanea, dicembre 2021 Abstract: Oggetto di questo contributo sono i caratteri dell’antirazzismo commemorativo, il suo sviluppo e le sue articolazioni in Italia dagli anni Ottanta ai nostri giorni. L’analisi muove da due assunti: 1. tanto il razzismo quanto l’antirazzismo sono esercizi di memoria; 2. la retorica del ‘mai più’ — che ovviamente presuppone l’analogia storica –, è stata il più pervasivo dispositivo retorico antirazzista attivo in Italia negli ultimi quarant’anni. Il saggio propone un esercizio di storia del tempo presente. Dopo aver presentato, tramite alcuni esempi, le principali forme in cui tale dispositivo si manifesta, l’attenzione si orienta alla ricerca del punto di origine di quel sistema di rappresentazioni culturali. Si illustra come sia stato negli anni Ottanta, fase storica in cui l’Italia inizia a confrontarsi con nuovi fenomeni migratori e momento in cui — al contempo — la memoria della Shoah si va imponendo nell’industria culturale, che inizia a cristalizzarsi quel codice retorico antirazzista.
    L’articolo è disponibile alla pagina: Franco Angeli Edizioni – Un antirazzismo commemorativo. La Shoah, i migranti e i demoni dell’analogia


  • Francesco Cassata Nel nome della scienza. Limiti e aporie dell’antirazzismo scientifico italiano pubblicato sul numero 297s di Italia contemporanea, dicembre 2021 Abstract: L’introduzione del razzismo di Stato nell’Italia fascista fu caratterizzata da un atto per molti versi inaspettato e clamoroso, tanto a livello nazionale che internazionale: la pubblicazione, nel luglio 1938, di un “Manifesto degli scienziati razzisti”. Tale specificità, unita all’impatto delle politiche antirazziste dell’Unesco nei primi decenni postbellici, ha profondamente connotato lo sviluppo dell’antirazzismo italiano nel secondo dopoguerra. La memoria del 1938 (e del coinvolgimento della comunità scientifica in quella drammatica svolta) ha infatti, da un lato, determinato il costante ricorso all’economia morale dell’oggettività scientifica come principale argomento antirazzista; dall’altro, ha alimentato una proposta culturale e politica di igiene lessicale — la rimozione della parola “razza” — legittimandola in nome della scienza. Nell’affrontare criticamente queste argomentazioni dell’antirazzismo scientifico italiano, il saggio si articola in tre parti: nella prima sono descritte due campagne antirazziste — rispettivamente del 2008 e del 2014-2018 — condotte in Italia in larga parte da biologi e antropologi, e finalizzate a dimostrare l’ascientificità del concetto di “razza” e a promuovere l’eliminazione del termine “razza” dalla Costituzione; le due parti successive analizzano i limiti e le aporie di questo antirazzismo scientifico, sia in termini di destoricizzazione del razzismo fascista — individuato come principale bersaglio polemico — sia in termini di decontestualizzazione dello stesso rapporto tra scienza e antirazzismo nella seconda metà del Novecento. Le conclusioni avanzano sinteticamente alcuni suggerimenti metodologici che potrebbero contribuire al superamento dei limiti concettuali dell’antirazzismo scientifico italiano.
    L’articolo è disponibile alla pagina: Franco Angeli Edizioni – Nel nome della scienza. Limiti e aporie dell’antirazzismo scientifico italiano

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