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Contributo a una discussione sui rapporti Fiat-Chrysler di Giuseppe Berta pubblicato su Italia Contemporanea n. 260 , settembre 2010

Le relazioni tra Fiat e Chrysler hanno una lunga storia, che risale all’ultimo dopoguerra, quando la casa americana si fece carico di assistere i torinesi nell’ambito del piano Marshall. Cinquant’anni dopo, fattasi gravissima la crisi della Chrysler negli anni novanta, la Fiat pensò a un’acquisizione ma lasciò subito il posto alla tedesca Daimler, ben più dotata di risorse tecniche e finanziarie. Più tardi, dopo la rinunzia della Daimler a sostenere la Chrysler, questa ri- mase nelle mani di un fondo finanziario, che cercò un socio industriale per rilanciare la produzione. La fusione con la Fiat, che assunse le responsabilità gestionali, fornì all’amministrazione Usa una soluzione accettabile per evitare un fallimento disastroso. Dopo la conclusione dei primi accordi, la dinamica produttiva è però tale che la Fiat, ridotta di dimensioni per lo scorporo da Fiat Automobiles Group del settore dei veicoli industriali (Fiat Industrial), e debole sul mercato dell’auto, appare destinata a non avere il ruolo di guida nella nuova impresa, e a perdere la sua importante posizione nel sistema industriale italiano.

L’articolo è disponibile alla pagina: Franco Angeli Edizioni - Contributo a una discussione sui rapporti Fiat-Chrysler


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