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Liberismo e rivoluzione. Note a margine di un recente volume su Antonio Gramsci di Salvatore Cingari pubblicato su Italia Contemporanea n. 267 , giugno 2012

Lo studio tratta due temi importanti per l’interpretazione delle idee politiche di Gramsci: la componente "liberista" che caratterizza il suo pensiero fino alla conclusione della prima guerra mondiale e la compresenza della prospettiva rivoluzionaria leninista con i motivi universalistici della cultura umanistica. Innanzitutto viene ricostruita la posizione del "giovane Gramsci" sul liberismo, dal 1915 alla finale critica dell’"utopia" einaudiana, mostrando come quella posizione - eccedente rispetto alla critica di Marx del "socialismo di Stato", perché legata anche all’idealismo primonovecentesco e a istanze meridionalistiche " avesse come bersaglio non lo "Stato" in sé, ma lo "Stato" funzionale agli interessi del grande capitale monopolistico. In secondo luogo si cerca di chiarire come Gramsci ritenesse che la rottura con lo Stato borghese, favorendo l’emancipazione dei singoli soggetti attraverso una statualità non più condizionata dal particolarismo di classe, non facesse che inverare, rendendole universali e concrete, le istanze più profonde della cultura europea. Questo passaggio, peraltro essenziale, del pensiero gramsciano è tuttavia, secondo l’autore, il più problematico dal punto di vista della teoria politica.

L’articolo è disponibile alla pagina: Franco Angeli Edizioni - Liberismo e rivoluzione. Note a margine di un recente volume su Antonio Gramsci


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