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Psichiatria e potere nel fascismo italiano di Alberto De Bernardi pubblicato su Italia Contemporanea n. 287 , agosto 2018

Il controllo sociale capillare e pervasivo messo in atto dal fascismo, rappresentò un salto di qualità nei processi di normalizzazione degli individui, rispetto a ogni regime politico ottocentesco. L’articolo discute come in questa nuova ottica cambiarono le finalità che il regime assegnò al manicomio e alla psichiatria, nel momento furono integrati pienamente nella macchina del controllo sociale totalitario, la quale si servì di entrambi per squalificare la legittimità di ogni opposizione politica, come parte della guerra totale per la conquista della società attuata dal regime. In questo modo, l’opposizione politica divenne parte integrante della lotta contro la degenerazione della razza, che negli anni Trenta costituì il maggior terreno di incontro tra psichiatria, criminologia e eugenetica, facendo delle forme di biopolitica del fascismo un’altra componente integrante del controllo sociale attuato dal regime.

L’articolo è disponibile alla pagina: Franco Angeli Edizioni – Psichiatria e potere nel fascismo italiano


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