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Progetto dell’Istituto Storico “P. Fornara” di Novara e dell’Istituto Storico “C. Moscatelli” di Vercelli e Biella, in collaborazione con l’Archivio di Stato di Novara e con il patrocinio del Comitato della Regione Piemonte per l’affermazione dei valori della Resistenza e dei principi della Costituzione repubblicana, della FNSI e della Fondazione CRT.

Che cos’è la stampa clandestina.
In genere, si considerano “stampa clandestina” i periodici prodotti e diffusi, senza autorizzazioni, da organizzazioni ritenute illegali da regimi tirannici e dittatoriali, da occupanti dei territori nazionali o più semplicemente da poteri che negano la libertà di espressione e di stampa.
Il caso più noto di stampa clandestina, per quantità e qualità, è senza dubbio quello che riguarda la Resistenza (sia italiana che europea) ai regimi fascisti e nazisti e l’antifascismo in genere.

“Esce come e quando può”
Dattiloscritti, ciclostilati, stampati in foglio unico (in stamperie anch’esse clandestine) o sottoforma di veri e propri giornali (prodotti in tipografie magari temporaneamente “liberate”): i periodici clandestini della resistenza hanno avuto tutte le forme possibili e immaginabili, figlie delle condizioni in cui vennero prodotti.

Il caso Novarese, Vercellese, Biellese e del Verbano Cusio Ossola
La natura, le forme, la complessità con cui si sviluppò il movimento di liberazione nei territori dell’antica provincia di Novara, la presenza di quasi tutte le forze politiche dell’antifascismo, l’insediarsi di formazioni partigiane di diversa ispirazione ideale e politica, la specificità del territorio (a ridosso delle grandi città e in confine con la Confederazione elvetica) fanno della stampa clandestina di queste zone un caso emblematico, che ha nell’esperienza della zona libera dell’Ossola (settembre-ottobre 1944) l’esempio più noto ed evidente.

Un progetto per conoscere e valorizzare
In originale e/o in qualche caso in copia, gli Istituti che hanno curato il progetto custodiscono una ricca collezione di giornali stampati alla macchia (non solo a livello locale).
Conservati parte in emeroteca e parte in archivio in condizioni non certo ottimali, questi preziosi documenti necessitano di essere riprodotti in digitale e di essere messi a disposizione del pubblico studioso attraverso la rete.